Il “Metodo G. Mattino” è sicuro?
Ancora oggi, anche se in misura minore rispetto a vent’anni fa, la Chiropratica è definita come una pratica efficace, ma molto violenta: nulla di più inesatto, almeno per quanto riguarda il “Metodo G. Mattino”, che si basa su manipolazioni veloci ma dolci che opera correzioni manuali specifiche, in cui si utilizzano solo le mani.
Il trattamento non è doloroso e per lo più induce una piacevole sensazione di benessere.
Il “Metodo G. Mattino”,non è una “manipolazione generica della colonna” né una sorta di “Fisioterapia ossea” né tantomeno deve essere confuso con l’osteopatia. Si tratta di un concentrato di alcune tecniche manipolative, elaborate, in modo tale da garantire degli ottimi risultati, rispettando sempre:
- Primum non nuocere
- Salus aegroti suprema lex (legge suprema: la salute del malato)
Il “Metodo G. Mattino”, dopo un attento esame posturale, prepara le parti da trattare con dei massaggi in profondità agendo con le dita sulle fasce muscolari interessate alla Sublussazione. Una volta pronto, al paziente saranno eseguite le manovre manipolative di sblocco e riallineamento che hanno lo scopo di correggere l’alterazione meccanica funzionale.
Le articolazioni sono riposizionate nella loro sede naturale con un breve rapido impulso che causa un rumore articolare che è definito dal paziente “CRACK”. Tale rumore è provocato dal momentaneo e istantaneo passaggio del liquido sinoviale, liquido che mantiene lubrificata l’articolazione allo stato gassoso all’interno della borsa articolare.
L’aggiustamento, oltre ad incrementare la mobilità dell’articolazione aiuta ad aumentare la circolazione sanguigna e allevia la pressione sui nervi che rivestono la superficie dell’articolazione e sui nervi spinali che passano nello spazio tra le vertebre.
Il segreto del successo del “Metodo G. Mattino”, è nell’insegnare al paziente dopo i trattamenti, un corretto comportamento e stile di vita.
Sosteneva Padre Knapp che:
“la terapia deve adeguarsi all’uomo e no l’uomo alla terapia”.
Il mal di schiena affligge otto persone su dieci almeno una volta nella vita ed è la prima causa di ricorso al medico di famiglia e grava sulle finanze pubbliche in modo rilevante tra esami, terapie e giornate di lavoro perse. Da una statistica della F.D.A. (Food and Drug Administration) degli Stati Unit, vengono persi ben 23 milioni di dollari l’anno per le assenze dal lavoro dovute al mal di schiena. In Italia non c’è un dato certo.
A causa dei dolori di schiena, c’è chi non riesce ad alzarsi dal letto, chi ricorre agli antidolorifici, chi spera nella chirurgia, perché la tendenza non è quella di riabilitare la schiena nel malato, ma di medicalizzarla inutilmente.
Agire sui sintomi di una malattia è negativo, pericoloso e distruttivo.
E’ negativo perché una volta eliminati i sintomi, le cause sono sempre lì,e quindi si possono verificare due situazioni:
1) Il sintomo ritorna non appena si termina la terapia farmacologica.
2) E’ pericoloso perché eliminando il sintomo, eliminiamo il campanello di allarme che il corpo ci invia e in questo modo rischiamo di peggiorare la situazione senza accorgercene.
Affidandosi ai consigli del fai da te che sono solo empirici, si ottiene di placare il dolore per un breve periodo e, nei casi più sfortunati, si può causare un peggioramento o una cronicizzazione della sintomatologia.
La letteratura scientifica italiana è più propensa a cercare soluzioni farmacologiche o chirurgiche ai problemi dell’unità spinale ed è scettica ad affidarsi alla medicina manuale, mentre tutte le linee guida internazionali indicano come unico approccio davvero utile per la stragrande maggioranza delle lombalgie è quello basato sulla terapia manuale e comportamentale, cioè su un insieme di provvedimenti che puntano a modificare le alterazioni posturali e gli stile di vita sbagliati.
E’ già da qualche anno che molti operatori del settore sostengono che la rieducazione della muscolatura attraverso opportuni programmi e la correzione degli stili di vita, siano il miglior farmaco per chi soffre di mal di schiena.
Anche dopo la sala operatoria si presenta l’esigenza dell’educazione del paziente a comportamenti virtuosi.
Per chiudere vorrei suggerire ai “tuttologi” che dicono, di essere esperti in questa disciplina di adottare un nome diverso per la terapia che applicano: sinologia, per esempio, o meglio ancora neurospinologia potrebbe essere una dotta denominazione… ma per piacere non chiamatela terapia manuale.